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Torsioni Yoga: Cambiare direzione

Verso una nuova direzione

M.to Felice Vernillo

Fra tutti i movimenti proposti dallo yoga, la rotazione/torsione è uno dei più caratteristici. Quasi del tutto assente nello sport (a parte quando serve a imprimere la forza di spinta necessaria a un attrezzo, come nel golf, nel tennis e nel lancio del disco), nello yoga è presente in molte asana. 
Cambiare orientamento
Nella vita quotidiana effettuiamo questo movimento essenzialmente quando ci giriamo per guardare qualcosa al di fuori del nostro campo visivo, per esempio facendo retromarcia in auto.
Simbolicamente è l’espressione di un cambiamento di orientamento, di un “voltarsi” verso qualcosa o qualcuno che prima non era visibile.
Letteralmente una rotazione è il movimento di un corpo che gira intorno all’asse passante per il baricentro, una torsione è la deformazione di un corpo solido attorno a un asse, nella quale le fibre, inizialmente parallele, diventano elicoidali.
In molti asana ritroviamo entrambi questi aspetti. Limitandoci alla colonna vertebrale, abbiamo rotazione nel movimento di ogni vertebra rispetto a quelle adiacenti, e la torsione di tutte le strutture muscolari e legamentose interessate. 
Come un panno strizzato
Per capire meglio l’utilità e gli effetti delle posizioni di rotazione/torsione, possiamo analizzare cosa accade nella colonna vertebrale. Da un punto di vista anatomico, il movimento di una vertebra rispetto all’altra è una rotazione attorno a un asse. Se consideriamo come è costituito un disco intervertebrale (la struttura che unisce ogni vertebra a quella adiacente) possiamo osservare che attorno al nucleo polposo, la parte centrale gelatinosa, abbiamo una successione di strati fibrosi concentrici. In caso di rotazione, data la scarsa elasticità delle fibre, si produce una leggera compressione del disco (avvicinamento delle vertebre), con la conseguente decompressione nel momento di ritorno alla posizione di partenza. 
Il movimento è simile a quello che si effettua torcendo un panno per strizzarlo: le due estremità tendono ad avvicinarsi. Il disco vertebrale, non essendo vascolarizzato, si nutre per assorbimento: come una spugna che si imbeve di liquidi e sostanze nutritive quando si dilata ed espelle liquidi e sostanze da eliminare quando è compresso. Una mobilizzazione può quindi essere molto salutare, a condizione che si realizzi senza carico eccessivo e nel rispetto della mobilità naturale dell’articolazione.
Azione interna
Si può inoltre ipotizzare un’azione simile sui visceri, principalmente quelli contenuti nella cavità addominale: in caso di torsione del tronco, la pressione interna aumenta (il giro-vita si riduce). Non a caso i testi tradizionali dello Hatha Yoga (Hathayogapradhipika) parlano di azione sul “fuoco gastrico, nella descrizione di alcune posizioni classiche di torsione come Marichyasana e soprattutto Ardha Matsyendrasana.
In questi due esempi, l’azione di compressione viscerale è accentuata dalla pressione che la coscia esercita appoggiandosi sulla parete addominale. La colonna vertebrale in una posizione di rotazione è molto particolare: somiglia a una scala a chiocciola molto allungata. Questo produce una liberazione delle costole dal lato opposto alla rotazione e una parziale deformazione elastica del diaframma, molto utile per un’azione di rieducazione respiratoria. 
Tre importanti indicazioni per l’esecuzione delle torsioni 
1. Durante la tenuta dell’asana mantenere un’azione di auto-allungamento della colonna vertebrale: si evita così un’eccessiva compressione dei dischi intervertebrali e si ridurrà la deformazione scoliotica della colonna. 
2. Mantenere l’asse di rotazione allineato (la sommità del cranio allineata con il perineo). 
3. Prestare particolare attenzione al respiro.
Le necessarie attenzioni
Quando si esegue una posizione yoga, è necessario prima allungare la colonna per distanziare le vertebre una dall’altra e creare spazio. E’ anche preferibile anticipare la torsione con un’apertura laterale del busto inclinandolo su un piano frontale per distendere i muscoli del fianco e aprire il polmone. Nella torsione è molto importante, durante l’inspirazione, allungare la colonna attivando i muscoli antigravitazionali del busto e poter così percepire la verticalità che costituisce l’asse di rotazione. 
Questo lavoro così intenso migliora l’assetto, e alla fine ci si ritrova veramente allungati. La torsione cura e compensa altri atteggiamenti di torsione: porta un inevitabile lavoro sulla componente rotatoria di eventuali schiacciamenti vertebrali. Di solito, la colonna si torce con più facilità da una parte, visto che noi tutti siamo asimmetrici o abbiamo un po’ di scoliosi, o qualche zona di blocco, rigidità o disfunzione articolare. Se la colonna ha più difficoltà nella rotazione in un senso è bene intensificare o ripetere la posizione in quel lato. 
Le torsioni producono una modificazione meccanica dei movimenti del diaframma, che si aggiunge alla respirazione facilitata nell’emitorace dal lato opposto alla rotazione. La torsione del busto e la compressione alternata del ventre stimola gli organi addominali migliorando l’attività digestiva e la peristalsi intestinale. 
Le posture di rotazione tramite l’azione di compressione che attuano sulla cavità addominale, sono intensi esercizi di purificazione, in quanto aiutano a drenare verso le vie di eliminazione tutti i liquidi che ristagnano negli organi contenuti in questa cavità: al rilascio dalla compressione vengono irrorati da nuovo sangue ossigenato con conseguente beneficio per la funzionalità degli organi interni.
Liberi di scegliere
Nel corpo si cristallizzano, sotto forma di rigidità, resistenze o blocchi, le esperienze vissute, soprattutto quelle dotate di forte impatto emotivo, producendo costrizioni e condizionamenti che progressivamente limitano la libertà di movimento fisico ma, anche psichico. La mancanza di rotazione corrisponde a una perdita della libertà di decisione, a un imprigionamento nei condizionamenti e nelle abitudini del passato. 
Possiamo praticare quindi le posizioni di rotazione/torsione con lo stato d’animo di ridare la libertà necessaria alla nostra colonna vertebrale e, soprattutto, di riappropriarci del nostro “libero arbitrio”, liberi di scegliere la propria giusta direzione. 
Buona Pratica 

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