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1 RAJA YOGA – KLESA

RAJA YOGA Una via all’integrazione

 

I Klesa :

  1.                Avidya –                   Ignoranza, mancanza di consapevolezza

  2.                Asmita                     Senso dell’ “ io sono”

  3.                Raga                         Attrazioni

  4.                Dvesa                    Repulsioni

  5.                Abhinivesha             attaccamento alla vita

Chiunque abbia familiarità con la meta della disciplina yoga e con il tipo di sforzo che essa implica per essere realizzata, si renderà conto che non è possibile né consigliabile a nessuno, che sia assorbito nella vita mondana o si trovi completamente sotto l’influenza dei Klesa, immergersi subito in una approfondita pratica Yoga.
Se si è sufficientemente interessati alla filosofia yoga e si desidera percorrere il sentiero che conduce alla sua meta, Patanjali consiglia di allenarsi alla disciplina, acquisire la necessaria conoscenza dei testi ( Sastra), in primo luogo gli yoga-sutra e ridurre l’intensità del proprio egoismo e di tutti gli altri Klesa che ne derivano.
E’ necessario un periodo preparatorio in cui l’allievo assimila gradualmente la filosofia yoga e la sua tecnica e si allena all’auto disciplina, per renderà più facile e più sicura la transizione da un’ottica di vita mondana fondata solo sulla ricerca di ricchezza, potere e fama, a quella yogica.

Patanjali definisce questa fase di auto disciplina, Krya Yoga (III, 1) lo yoga preliminare, costituito da: Tapas (disciplina), Svadhyaya (studio di sè, e dei testi) e da Isvara-pranidhana (l’abbandono al Supremo).
Tale auto disciplina preparatoria è, per sua natura, triplice, in corrispondenza con la triplice natura dell’essere umano.

Tapas si riferisce alla sua volontà, Svadhyaya all’intelletto, Isvara-pranidhana alle emozioni. Il Krya-yoga è una disciplina che sviluppa tutti e tre gli aspetti della natura dell’adepto, e produce quell’evoluzione completa ed equilibrata dell’individualità che ha tanta importanza per raggiungere qualsiasi obiettivo.
Sebbene l’esercizio dei tre elementi del Krya–yoga si ritenga giovi al tirocinio preparatorio dell’allievo, non si dovrà ritenerli di importanza secondaria e che abbiano quindi un impiego limitato alla sola fase iniziale della pratica. Il Krya–yoga non soltanto attenua i Klesa, gettando così le fondamenta di una vita yogica, ma conduce l’allievo al Samadhi: tappa essenziale e finale dello yoga.
Pertanto la filosofia dei klesa, esposta da Patanjali nei suoi yoga-sutra, costituisce in realtà il fondamento del sistema yoga da lui delineato . Comprendendo a fondo questa filosofia, offre una risposta soddisfacente alla domanda iniziale : “ perché si deve praticare yoga ? “.

La filosofia dei Klesa non è specifica del percorso esposto da Patanjali. Nelle sue idee essenziali costituisce il sostrato di tutte le scuole yoga.La parola Klesa significa dolore, afflizione o miseria, ma gradualmente ha assunto anche il significato di ciò che causa il dolore, l’afflizione o miseria.
Pertanto la filosofia dei Klesa costituisce un’analisi della causa sottesa e fondamentale della miseria e della sofferenza umana, nonché del modo in cui tale causa possa venire efficacemente rimossa.

I Rishi (antichi saggi), che hanno esposto questa filosofia erano grandi adepti che hanno combinato in sé stessi le qualità del maestro religioso, dello scienziato e del filosofo; con tale triplice qualificazione e visione completa essi affrontarono il grande problema della vita. Osservarono i fenomeni della vita non soltanto con l’ausilio dei sensi e della mente, ma, nella piena convinzione che la soluzione si trovi al di là dell’intelletto stesso, si calarono sempre più profondamente nella propria coscienza, finchè non scoprirono la causa ultima della grande illusione, della miseria e della sofferenza che né sono l’inevitabile conseguenza.

Il primo aspetto che caratterizza i Klesa è la loro mutua relazione.
Avidya( ignoranza) è la radice degli altri quattro klesa, che a loro volta producono tutte le miserie della vita.
Avidya non ha nulla a che vedere con la conoscenza acquisita mediante l’intelletto e che ha riferimento con i fenomeni materiali.Avidya, secondo Patanjali, è la mancanza di consapevolezza della nostra vera natura. E’ l’incapacità di distinguere tra il Sé eterno, puro ed il non-sé non-eterno, impuro e doloroso. Credere di essere solo carne e ossa e nulla più.

Asmita , conseguente ad Avidya, significa “ io sono”, rappresenta la pura consapevolezza dell’auto esistenza .Quando la pura coscienza si lascia impigliare nella materia e perde la conoscenza della sua natura reale, il puro “ io sono” si muta in “ io sono questo” dove “questo” può essere tanto il corpo sottile quanto il corpo fisico.
Da Asmita l’involuzione della coscienza produce l’attrazione che accompagna il piacere: Raga. Da Raga, attrazione fisica- emotiva o mentale inevitabilmente si sviluppa Dvesa : repulsione che accompagna il dolore.

Le attrazioni e le repulsioni che ci legano ad innumerevoli persone o cose, condizionano la nostra vita . Tali attrazioni o repulsioni ci legano costringendoci a restare a livelli inferiori della coscienza perché soltanto a tali livelli esse possono avere campo completamente libero.
Dato che Raga e Dvesa costituiscono una coppia di opposti, non è possibile trascenderne una senza trascendere l’altra: sono come le facce della stessa medaglia.

Una mente libera non oscilla tra un estremo e l’altro, resta stazionaria al centro.

Chiunque sia capace di considerare spassionatamente la vita e di rintracciarne con intelligenza le cause e gli effetti avrà chiaro che Raga e Dvesa, nella loro forma grossolana, sono responsabili della gran parte della miseria e della sofferenza umana.
L’ultimo derivato di Avidya è Abhinivesa : Il forte attaccamento alla vita, che doma anche il dotto.Pertanto lo yogi non fà alcun affidamento su tale conoscenza teorica. Egli percorre il sentiero dello yoga, che lo libererà dai Klesa.
Da ciò possiamo affermare che Avidya è la radice di tuti i Klesa, e Abhinivesa non è che il frutto, o l’espressione finale della catena di cause ed effetti posta in essere con la nascita di Avidya e culminata con l’involuzione della coscienza nella materia.

Solo chi cerca sistematicamente di attenuare i Klesa mediante il Krya yoga potrà vedere le azioni più sottili svolte da tali klesa ed il modo in cui permeano l’intero essere, impedendo così ogni pace mentale.

                                                                                                                                         

 

BUONA PRATICA                                                  HARE OM

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