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Il demone dell’avidità

  • La società contemporanea, dopo aver raggiunto l’apice dello sviluppo tecnologico, a cui l’uomo si è totalmente abbandonato,rendendolo completamente sottomesso al possesso di beni materiali con l’illusoria convinzione che ciò si traducesse in felicità. Conclusa la parabola ascendente dell’avere a tutti i costi, le persone sono ora costrette a dover sperimentare la rinuncia, costringendole così a rivalutare la differenza tra il necessario e il superfluo. Questa situazione se pur considerata e vissuta negativamente, per l’uomo, è una grande opportunità per rivedere la scala di valori finora adottata. Se l’uomo si dedica ad una serena ricerca di se stesso per una nuova rinascita più incentrata all’essere piuttosto che all’avere, troverà quella serenità e quella pace mentale di cui necessita per vivere felicemente.

 

ILMERCANTE E IL DEMONE DELL’AVIDITA’

C’era una volta in un villaggio alle pendici dell’Himalaya, un giovane mercante. Viveva del suo lavoro che consisteva nell’andare nella città vicina, una volta al mese, per comperare delle stoffe colorate che poi, una volta tornato a casa, rivendeva al mercato locale dove si recavano a fare i loro acquisti tutti gli abitanti del suo villaggio e dei villaggi vicini.
Così conduceva la sua vita, semplicemente, non avendo problemi su di che vivere. Un mattino, mentre era intento a vendere la sua merce , proprio all’angolo del mercato, si avvicinò uno strano individuo: indossava una vestite variopinta e, dopo avergli dato un’occhiata penetrante, gli si rivolse così:  “Oh mercante, com’è che ti accontenti di vivere vendendo questi miseri stracci a dei poveracci come te? non vedi com’è sprecata la tua vita”? Il mercante sorridendo rispose: “Sono contento della mia vita: l’aria che respiro è pura e cristallina, la mia casa è semplice ma accogliente e gli abitanti del mio villaggio mi vogliono bene poiché sanno che sono una persona onesta. Che cosa dovrei desiderare di più?”
Lo straniero, con una risata arrogante gli disse: “Potresti avere molto di più. A due giorni di strada da qui c’è un regno abitato da gente molto ricca, la quale sarebbe felice di acquistare broccati di seta e vesti preziosamente ricamate. Perché non ti rechi là e fai un po’ di fortuna?”  Il mercante, gentilmente gli ripeté di essere soddisfatto così e lo straniero, scuotendo il capo, si allontanò.   Dopo che quest’ultimo se ne fu andato, il mercante non pensò allo straniero ma la sera, una volta rientrato a casa, cominciò a ripensare all’accaduto. Si disse:  “Chissà come sono queste persone ricche che acquistano vesti così sofisticate…chissà, potrei aprire un negozio nella strada principale….” così pensando e ripensando, il mercante non si accorse che la notte era passata e, al mattino, si recò al mercato come al solito. Anche lì fu continuamente assorto nei suoi pensieri e nelle sue fantasticherie, tanto da dimenticarsi di essere gentile con i suoi clienti, servendoli frettolosamente e senza attenzione.  Alla fine della giornata il suo guadagno era stato inferiore a quello dei giorni precedenti.

Tornato a casa ancora continuò a fantasticare sulla sua eventuale ricchezza e, facendo progetti su progetti, un’altra notte passò. L’indomani come al solito si recò al mercato, questa volta speranzoso di incontrare ancora lo straniero per chiedergli maggiori delucidazioni circa il ” regno dei ricchi”. Ma, sebbene scrutasse con attenzione la via che conduceva al mercato, questi non si vide. Alla sera, al momento di ripiegare le stoffe, vedendone alcune ancora sul carro, si accorse che si era dimenticato di esporne una parte. Si disse “Che importa, tanto domani verrà lo straniero e guadagnerò tanti soldi….” così, ancora una volta ritornò a casa. Una volta entrato, guardò con nuovi occhi la sua abitazione. Gli era sempre sembrata così carina ma ora, dopo aver fantasticato di palazzi e ricchezze, gli sembrava deprimente e vuota. Il letto gli sembrò particolarmente duro e scomodo quella notte e si ripromise che, non appena ricco, si sarebbe comprato un degno giaciglio morbido e accogliente. L’indomani, giunto alla sua solita postazione, all’angolo del mercato, quando cominciò ad esporre le sue stoffe, le vide brutte e ruvide. Inoltre, dato che il giorno prima le aveva riposte velocemente e senza cura, erano tutte stropicciate. Invece di esporle facendo attenzione a far risaltare i contrasti dei colori, scegliendo gli abbinamenti più fantasiosi ed indicati, le buttò sul banchetto così come gli capitavano tra le mani. Quel giorno pochi compratori si avvicinarono al suo banchetto e comunque, anche quei pochi, furono serviti frettolosamente e sgarbatamente in quanto il mercante non faceva altro che fissare la strada in attesa dello straniero. La sera, contando i suoi guadagni, vide che erano a malapena sufficienti per comprare il necessario per la cena, ma non se ne curò più di tanto, in quanto contava sui suoi futuri guadagni nel  ” regno dei ricchi “. I giorni passarono e i suoi affari cominciarono ad andare a rotoli; i suoi compaesani lo guardavano tristemente scuotendo il capo e la sua casa diventò sempre più sporca e dimessa. Eppure il mercante continuava a sperare nella venuta dello straniero e a fantasticare su come avrebbe speso tutto il suo guadagno. Anche quando il sindaco del paese gli ritirò il permesso di vendere la sua merce, egli continuò per la sua strada. Ebbene nel giro di poche settimane, il mercante, ora  non più mercante, se ne stava seduto all’imbocco  del mercato, dimagrito e con le vesti stracciate, sempre a scrutare se  il suo “salvatore” sarebbe arrivato. Diventò miserevole ed era ormai considerato e trattato da tutti come un mendicante.

Un giorno, mentre stava come al solito al suo posto, vide arrivare un essere ancora più miserevole di lui, con lo sguardo spento, le gambe tremanti per la debolezza, e i vestiti ridotti in brandelli, il malcapitato si sedette proprio vicino a lui. Il mercante lo guardò:  sembrava assorto nei suoi pensieri e guardava in continuazione verso la via che conduceva al mercato. Così un po’ per fare amicizia e un o’ per curiosità, gli chiese: “Chi sei, tu che sembri ancora più misero di me?  Da dove vieni e perché sei ridotto così?” “sarò forse misero, ma presto diventerò ricco ed importante.  Prima facevo il ciabattino dall’altra parte del mercato ma poi, un giorno, un visitatore mi ha fatto capire che potevo guadagnare molto di più riparando i lussuosi stivali dei ricchi di un paese che lui conosce. Ora sto aspettando che ritorni per chiedergli dove si trova un tale luogo e, appena saputolo, mi ci recherò e farò un sacco di soldi…”
A queste parole, il mercante improvvisamente si rese conto della sua stupidità. Guardandosi vide come si era ridotto a causa della sua avidità e delle sue fantasticherie.  Si alzò e, a grandi passi, ritornò alla sua casa: sebbene sporca e fredda, non gli era mai sembrata così bella ed accogliente.Preso da nuovo vigore, la ripulì da cima a fondo e, quella notte, steso sul suo letto fu sorpreso dalla sua comodità, dormì sonni tranquilli, ripromettendosi, l’indomani, di ricominciare la sua attività.
Così fece e, per lunghi anni, visse felice di ciò che aveva e di ciò che faceva, gioendo della purezza dell’aria, dell’accoglienza della sua casa e dell’amicizia dei suoi compaesani.

 V.F.

RIFLESSIONE:

– Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

– La vera ricchezza è negli occhi di chi la sa vedere

 

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