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Yoga e Inclusione

Lo yoga è per tutti

Se ancora guardate con “diffidenza” lo yoga per disabili,  le parole di Gian Piero C. potranno demolire le vostre ultime barriere. Gian Piero (classe 1969) è un uomo con disabilità. Ha incontrato lo yoga a 22 anni e da allora non l’ha mai lasciato. Nel 2008 si è diplomato insegnante, proprio con una tesi su Yoga e disabilità.

 

Domanda:  Gian Piero C. come si è avvicinato allo yoga?

R: «Mi sono avvicinato allo yoga all’età di 22 anni per un forte stress emotivo legato alla mia condizione di disabilità, stress emotivo dovuto alle pressioni che il mondo esterno recava su di me. Ricordiamoci che la disabilità è qualcosa di culturale, se non ci fossero pressioni da parte del mondo esterno che ci fanno sentire “diversi”, non avremmo alcun disagio da dover gestire interiormente. E non mi riferisco solo alla disabilità di nascita, ma a tutte le disabilità che riguardano tutti gli esseri umani che, non sentendosi accettati per quello che sono, vengono “giudicati diversi”, in quanto non aderenti a una “forma” omologata.

Lo yoga mi ha insegnato che è sbagliato farsi “definire” da qualcosa che è esterno a noi. Tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno per sentirci bene è dentro di noi, è in noi, siamo noi, con tutte le nostre differenze che sono ricchezza».

 

 

Domanda: Molti pensano che per praticare lo yoga sia necessario un corpo “snodato” e perfetto, ma se così fosse i corsi sarebbero seguiti da ben poche persone. Altri miti da sfatare?

R: «Lo yoga non è mai una posizione da prendere e tenere in modo perfetto, ma è una possibilità da scoprire, una possibilità che è in noi, è già presente in noi, e che va solo lasciata esprimere. Si fa un gran parlare di yoga riferendosi solo alle asana, ovvero le posizioni fisiche a corpo libero (terzo gradino dello Yoga Regale Di Patanjali). Ma lo yoga è molto di più, è una via graduale di profondo rispetto dei propri limiti. Le posizioni non vanno né prese né tenute, vanno “com-prese”, perché nel momento in cui comprendo quella posizione comprendo me stesso. Ma ho bisogno di tempo, mi devo dare tempo. Il tutto e subito nello yoga non esiste. Non ci sono obiettivi nello yoga, ma il vissuto di quello che stiamo “facendo”, il vissuto della nostra azione, di tutte le sensazioni che si stanno manifestando in questa azione. Le posizioni a corpo libero vanno respirate, in quanto nello yoga il respiro è il cuore della pratica. I limiti, più che superati, vanno affrontati gradualmente, così da scioglierli attraverso il respiro e trasformarli in opportunità che fanno emergere il nostro potenziale.

Le posizioni non solo possono essere modificate in base alle esigenze, ma è proprio attraverso questo adattamento della posizione alle nostre possibilità, e il nostro adattamento alla posizione, che si instaura quel processo di risveglio che trasforma “il dover raggiungere la forma esteriore perfetta”, spesso associata a stereotipi, in una possibilità di liberarsi da questo pregiudizio, e concedersi finalmente la possibilità di essere semplicemente ciò che siamo.

Lo yoga è attraversare le soglie del nostro essere grazie al respiro, andando a sciogliere tutte le varie ipotesi di ciò che siamo, i nostri abiti mentali, i pregiudizi, passare dal “fare” all’essere».

 

Tratto dahttps://www.superando.it/2016/12/22/a-tutto-yoga-yoga-per-tutti/

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